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I marinai a terra fanno pensare a ospiti irrequieti. Magari non si imbarcheranno mai più, ma continueranno comunque a parlare e a muoversi come se fossero lì soltanto in visita, e per breve tempo. Mai si libereranno della nostalgia del mare. E il mare che li chiama è costretto ad accontentarsi di risposte evasive.
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Semplicemente fantastico, uno dei libri di mare più belli che abbia mai letto. Un trattato enciclopedico in forma di romanzo che abbraccia tutte le scienze legate agli oceani: dalla zoologia alla geologia, dalla climatologia alla storia.
La trama è semplice: due amici di vecchia data si sono messi in testa di pescare uno squalo della Groenlandia, uno degli essere viventi più grandi e più longevi del pianeta e che abita i mari attorno alla Norvegia, con un piccolo gommone. Non sono inesperti, ma l’impresa è tutt’altro che facile. Le vicende, però, sono solo un pretesto per l’autore per raccontare tutto quello che sa – tantissimo –, del mare.
Scritto in modo chiarissimo e ricco di pagine pregevoli anche dal punto di vista letterario, Il libro del mare non potrebbe avere titolo più azzeccato. In alcuni passaggi ricorda Melville, sia per il rapporto fra uomo e preda-mostro, sia per le descrizioni accuratissime della vita e delle usanze dei pescatori, scandinavi in questo caso, balenieri inclusi.
Le Lofoten, isole norvegesi oltre il circolo polare artico, sono la splendida cornice del racconto. Descritte nelle atmosfere in modo così accurato da lasciar trasparire l’amore evidente che Strøksnes nutre per quei luoghi affascinanti e remoti.