La storia del mondo in dodici mappe – Jerry Brotton

"Dai tempi di Tolomeo la geografia è sempre stata egocentrica. I suoi utenti partono cercando se stessi o la propria comunità su una mappa ma poi perdono gradualmente interesse per le cose distanti, ai suoi margini."

La Storia offre innumerevoli punti di osservazione: anni fa ho letto un libro che la raccontava dal punto di vista della pesca al merluzzo e delle guerre, diplomatiche e armate, combattute per lo sfruttamento delle zone di cattura. Un’interessante e inconsueta lettura, di quelle che offrono una visione diversa.

Il libro di Brotton, invece, traccia 2500 anni di vicende umane, politiche e sociali attraverso l’evoluzione della cartografia e dei metodi di tracciamento delle mappe. Dalle più antiche civiltà e ai primi metodi scientifici di misurazione della terra da parte di Greci, Arabi e Cinesi fino ai giorni nostri, quelli di Google Earth, passando per il medioevo e soprattutto per il Rinascimento, periodo di grandi esplorazioni che necessitavano di carte per orientarsi.

Disegnare una mappa si pensa debba attenersi al solo compito di essere il più fedele possibile alla realtà, non essendo possibile riprodurla in modo assolutamente conforme per un fatto fisico: non si può riprodurre una superficie sferica su una superficie piana senza ricorrere a qualche tipo di distorsione. Quello che emerge dalle pagine di questo libro è che i sistemi di proiezione (il più famoso, quello di Mercatore, del XVI secolo è quello maggiormente in uso ancora oggi) sono stati funzionali al potere politico e non solo alla scienza e alla sua evoluzione. Come la Storia, anche la geografia ha i suoi punti di vista, opportunistici a volte.

Dati gli elevati costi di produzione, soprattutto per via dei rilevamenti necessari, i committenti delle carte erano in passato i grandi sovrani e per questo i cartografi ne ponevano i regni al loro centro. Non tanto, o non solo, perché erano in quel periodo effettivamente centrali nella politica internazionale, ma perché ciascuno desiderava osservare il mondo partendo da sé. Una pratica ancora in uso se è vero, come dichiara Google stessa, che la maggior parte delle persone usa Earth per visualizzare la propria zona di residenza e non per esplorare parti di mondo che non conosce.

La lettura alterna pagine divulgative a passaggi più tecnici che a volte richiedono concentrazione per essere compresi ma nel suo insieme affascina e conquista perché mostra come il percorso della scienza sia inarrestabile, malgrado gli intralci della politica e persino, assurdamente, della religione: il mondo fisico che emergeva dagli studi dei cosmografi coincideva sempre meno con quello descritto dalle sacre scritture e per questo alcuni di loro sono stati perseguitati in quanto eretici. Oggi, per fortuna, i terrapiattisti sono relegati al folklore del complottismo più ridicolo.