Non dire notte – Amos Oz

Un romanzo a due voci, quelle di Theo e Noa, una coppia non più giovane e con una discreta differenza di età, nel cui rapporto, in fase di stanca, si alternano insofferenza e dipendenza reciproca. Lui, alle soglie della pensione ha perso gli stimoli a fare cose nuove, lei al contrario è ansiosa di intraprendere nuove iniziative.

Un evento drammatico, la morte di un’allievo di Noa, rompe l’equilibro fra i due, che però si ritrovano presto in un sentimento reciproco che è ancora profondo. Ritrovano soprattutto il rispetto per le differenze che esistono fra di loro e di queste differenze si alimentano, mitigando i propri eccessi e rinnovando l’amore che li lega.

A fare da quinta alle vicende, una cittadina del Negev stretta fra un sofferto isolamento e il provincialismo tipico dei piccoli centri che mal vedono qualunque cambiamento o novità. Fra le pagine si respirano la polvere del deserto e la mentalità a volte gretta delle persone.

Forse non è il migliore dei libri di Oz ma contiene certamente tutti gli elementi dello stile del grandissimo scrittore israeliano, primo fra tutti la capacità di scavare con delicatezza e grande lucidità dentro le persone e i rapporti che le legano.

Giuda – Amos Oz


Una delle mie rare riletture, ma il romanzo merita davvero.

Una rivisitazione della figura di Giuda, visto da una prospettiva diversa da quella tramandata nei secoli, e messo in parallelo con un personaggio di fantasia che duemila anni dopo, nella stessa terra, viene accusato di tradimento per aver promosso una coesistenza pacifica fra arabi ed ebrei.

Il traditore visto non semplicemente come quello che rompe i patti per mero e banale tornaconto personale ma come colui che cerca vie nuove in aperta rottura con la tradizione o con il pensiero imperante.

Il consueto stile elegante di Oz in un libro che nei diversi piani di lettura affascina dalla prima all’ultima pagina.