Vite che non sono la mia – Emmanuel Carrère

"Se sapessimo quello che rischiamo, non oseremmo mai essere felici."

Amo molto Carrère ma questa volta non mi ha convinto del tutto. Il tema del libro è la perdita dolorosa degli affetti più cari, in modo traumatico o per lunga malattia. Nella fattispecie, la morte di un figlio, di un genitore di bambini piccoli, di un grande amore, di un confidente carissimo.

Lo stile è quello consueto dell’autore: preciso, puntuale, lessicalmente ineccepibile senza per questo perdere di chiarezza espositiva. Ma anche profondo, analitico, riflessivo. Il punto è che, a differenza di altri suoi libri che ho letto, non avvince, non coinvolge se non nelle ultime pagine in cui viene magistralmente descritta l’agonia di una malata terminale e il travaglio delle persone che gli sono attorno.

La sensazione, duole dirlo, è Carrère fosse a corto di idee: il pretesto narrativo appare debole (una bambina morta a causa di una cataclisma naturale e una mamma consumata dal cancro) e non riesce ad assumere connotati di originalità malgrado l’ottima disamina che ne viene fatta.

Penso a Limonov, un uomo di cui non sapevo nulla e per il quale non ho mai nutrito il minimo interesse; eppure ne ho letto il racconto omonimo avvinto come se si trattasse di un personaggio fondamentale della Storia.
Di questo romanzo resta il piacere della lettura di una prosa davvero ottima e alcune pagine (forse più di alcune) che certamente meritano.

La settimana bianca – Emmanuel Carrère

Decisamente Carrere dà il meglio di sé raccontando storie vere e non inventate come questo breve romanzo. Lo stile è quello suo solito e che amo molto, ma tutto l’insieme appare prevedibile e non riesce a coinvolgere.
Molto bravo l’autore a descrivere gli stati d’animo del piccolo protagonista, trasmettendo al lettore tutto il suo senso di angoscia.
Descrivere l’angoscia sembra essere una cosa che Carrere riesce a fare con particolare maestria: penso a quel gran suo libro che è L’avversario in cui il patos ha un ritmo costante e crescente, e dà un senso di tragica inevitabilità che sgomenta non meno della vicenda stessa.
Tutto sommato evitabile, visti i tanti altri bei libri che ha scritto.