Europa 33 – Georges Simenon

"Dopo tutte le guerre e le spartizioni territoriali, come si può pretendere di determinare la nazionalità di qualcuno?"

Un genere che adoro: il reportage di viaggio con analisi storiche e sociologiche. Se poi è per mano di quella formidabile penna che è stata Georges Simenon, il piacere della lettura è garantito. Si tratta, in questo caso, di un fantastico affresco sull’Europa della metà degli anni Trenta del Novecento, stretta tra povertà diffusa e nazionalismi; un mix che porterà, di lì a breve, al tragico epilogo di una nuova guerra mondiale.

Europa 33 è una raccolta di scritti pubblicati dall’autore su diversi numeri della rivista settimanale francese Voilà, e che Adelphi ha da poco ripubblicato dopo l’interessante Il Mediterraneo in barca, narrazione di un viaggio affrontato da Simenon con la moglie a bordo di una goletta.

In entrambe le pubblicazioni, l’occhio attento del reporter va oltre la patina delle apparenze, sia essa dovuta al pudore delle persone di nascondere la propria miseria o alla mistificazione delle autorità locali, come nel caso della visita a Odessa, in piena epoca staliniana, che cercavano di spacciare la fame e il terrore per prosperità diffusa.

Da Bruxelles a Vilnius, passando per Vienna e Istanbul, fino a Varsavia e Batumi, con una deviazione sull’isola dei Principi, nel Mar di Marmara, per intervistare nientemeno che Trockij.
Molto interessanti anche le tante foto a corredo del testo, scattate dall’autore durante il viaggio e che costituiscono un’ulteriore preziosa testimonianza di un periodo storico che ha segnato pesantemente il nostro continente.


Il codice dell’anima – James Hillman

"Ci sono psicopatici che si accaparrano il favore delle folle e vincono le elezioni."

Una ghianda ha già inscritto nel DNA la sua missione esistenziale: diventare una quercia. La tesi sostenuta in questo libro è che anche per gli esseri umani funzioni così e che tutto sta nel trovare la ghianda dentro di sé, schivando i condizionamenti sociali, familiari, culturali o quant’altro; daimon, viene qui chiamata, con esplicito riferimento alla filosofia greca.

Se sostituiamo la parola ghianda con il termine vocazione, il concetto diventa ancora più chiaro: il senso della vita, secondo l’autore (ma è difficile non essere d’accordo), è trovare quella sorta di missione/vocazione che spesso ci ha chiamato fin da bambini e lasciargli spazio per vivere un’esistenza appagata. Qualcosa di simile al “Diventa ciò che sei” pronunciato da Nietzsche e prima ancora da Pindaro che però, stranamente, in questo saggio non vengono mai citati.

A lasciare perplessi è che Hillman, che è stato un famoso psicologo americano, rovescia completamente uno degli assunti fondamentali della psicanalisi, e cioè che ciò che ci accade durante la prima infanzia lascia in noi dei segni che condizioneranno la nostra vita futura, sostenendo invece che se ci sono successe determinate cose nei primi anni che siamo stati al mondo è proprio perché il daimon ci ha guidati in quella direzione.

La perplessità aumenta fino a diventare scetticismo man mano che avanzano i capitoli perché di prove concrete a supporto della teoria non ce ne sono molte e Hillman, in alcuni casi, sostiene che le cose stanno come dice lui perché il suo intuito gli suggerisce così. Vengono in compenso riportate decine e decine di storie personali di personaggi famosi che corrisponderebbero allo schema proposto ma, alla stessa maniera, si potrebbero raccontare vite che hanno avuto tutt’altro esito.

Si può ribattere che l’opera va letta in senso filosofico più che psicanalitico, ma anche in questo caso la logica di supporto ai ragionamenti appare in qualche caso fallace e le argomentazioni piuttosto deboli. Vero è che Hillman a un certo punto ha lasciato l’attività di terapeuta per dedicarsi alla produzione letteraria. A questo proposito, va detto che questo saggio ha scarsi connotati di universalità e appare invece scritto palesemente per il pubblico americano: nulla di male, ci mancherebbe, ma molti dei casi-studio citati sono per il lettore europeo perfetti sconosciuti.

In estrema sintesi, in qualche passaggio sembra uno di quei libri motivazionali che aiutano le persone sperdute a trovare se stesse; confesso che se non fosse edito da Adelphi forse non l’avrei comprato, malgrado l’autorevolezza dell’autore. Anche se il titolo, bisogna ammetterlo, è estremamente azzeccato.

Legami d’amore – Angelo Alessi

"La relazione affettiva e l'intesa con l'altro dipendono proprio da una adeguata coscienza di se stessi, che consente il diritto-bisogno di svelarsi con sicurezza"

Parte un po’ male, con un primo capitolo introduttivo che appare semplicistico anche per un libro divulgativo, cui seguono due capitoli autobiografici in cui si narrano, portandoli a esempio universale, frammenti dell’infanzia dell’autore senza però spiegazioni convincenti circa la loro universalità.

Poi il saggio decolla e lo fa in modo davvero interessante, avvincendo il lettore con l’illustrazione puntuale delle dinamiche relazionali dei rapporti affettivi, siano essi di coppia o familiari, spiegando per filo e per segno tutti gli errori, consapevoli o meno, che abbiamo fatto tutti da innamorati, da genitori o da figli.

Utile per capire, per non cadere nuovamente in vecchie trappole, per recuperare rapporti importanti persi per incomprensione o per costruirne di nuovi nella chiarezza, con se stessi e con gli altri. Ma anche per lasciarsi senza traumi irrisolti o per elaborare il distacco, sia esso una scelta o una costrizione, dovuta magari a un tragico lutto.

Davvero da leggere, per capire, per capirsi, per migliorare se stessi e i rapporti fondamentali della nostra vita, quelli che alla nostra vita danno il senso fondamentale: amare ed essere amati, ma anche amare se stessi, presupposto fondamentale per un’esistenza serena.

Il lungo inverno – Federico Rampini

"Nessuno degli antioccidentali che pullulano in Europa o in America ha mai pensato per un solo istante di emigrare a Mosca, a Pechino, o a Teheran. […] Pur con i loro difetti enormi, le liberaldemocrazie e il capitalismo di mercato sono il modello più avanzato."

Interessante analisi delle questioni più attuali e importanti che riguardano il nostro pianeta: dalla crisi climatica all’economia, dalla guerra in Ucraina ai problemi energetici, dall’esplosione demografica agli equilibri geopolitici.

Ma soprattutto, al centro di tutto, la globalizzazione, quel fenomeno esploso una trentina di anni fa e che sta evolvendo in modo diverso da come era stato immaginato allora, quando la fine del comunismo sovietico fece crollare molte delle barriere che spaccavano, non solo ideologicamente, il mondo.

Grande, come sempre, Rampini, che affronta tutti questi temi con lucidità e con un distacco che generalmente si riesce ad avere solo dopo alcuni anni dalle vicende, fornendo moltissimi dati a supporto ed esponendo tutto con estrema chiarezza. E sollevando l’Occidente da responsabilità non sue che spesso gli vengono addossate da un ricorrente senso di colpa.

La tesi del libro è che la quasi totalità delle previsioni catastrofistiche dei decenni passati, dalla penuria energetica a quella alimentare, non si sono avverate, adducendone fra le ragioni un atavico pessimismo italiano: speriamo che sia così anche questa volta.

La storia del mondo in dodici mappe – Jerry Brotton

"Dai tempi di Tolomeo la geografia è sempre stata egocentrica. I suoi utenti partono cercando se stessi o la propria comunità su una mappa ma poi perdono gradualmente interesse per le cose distanti, ai suoi margini."

La Storia offre innumerevoli punti di osservazione: anni fa ho letto un libro che la raccontava dal punto di vista della pesca al merluzzo e delle guerre, diplomatiche e armate, combattute per lo sfruttamento delle zone di cattura. Un’interessante e inconsueta lettura, di quelle che offrono una visione diversa.

Il libro di Brotton, invece, traccia 2500 anni di vicende umane, politiche e sociali attraverso l’evoluzione della cartografia e dei metodi di tracciamento delle mappe. Dalle più antiche civiltà e ai primi metodi scientifici di misurazione della terra da parte di Greci, Arabi e Cinesi fino ai giorni nostri, quelli di Google Earth, passando per il medioevo e soprattutto per il Rinascimento, periodo di grandi esplorazioni che necessitavano di carte per orientarsi.

Disegnare una mappa si pensa debba attenersi al solo compito di essere il più fedele possibile alla realtà, non essendo possibile riprodurla in modo assolutamente conforme per un fatto fisico: non si può riprodurre una superficie sferica su una superficie piana senza ricorrere a qualche tipo di distorsione. Quello che emerge dalle pagine di questo libro è che i sistemi di proiezione (il più famoso, quello di Mercatore, del XVI secolo è quello maggiormente in uso ancora oggi) sono stati funzionali al potere politico e non solo alla scienza e alla sua evoluzione. Come la Storia, anche la geografia ha i suoi punti di vista, opportunistici a volte.

Dati gli elevati costi di produzione, soprattutto per via dei rilevamenti necessari, i committenti delle carte erano in passato i grandi sovrani e per questo i cartografi ne ponevano i regni al loro centro. Non tanto, o non solo, perché erano in quel periodo effettivamente centrali nella politica internazionale, ma perché ciascuno desiderava osservare il mondo partendo da sé. Una pratica ancora in uso se è vero, come dichiara Google stessa, che la maggior parte delle persone usa Earth per visualizzare la propria zona di residenza e non per esplorare parti di mondo che non conosce.

La lettura alterna pagine divulgative a passaggi più tecnici che a volte richiedono concentrazione per essere compresi ma nel suo insieme affascina e conquista perché mostra come il percorso della scienza sia inarrestabile, malgrado gli intralci della politica e persino, assurdamente, della religione: il mondo fisico che emergeva dagli studi dei cosmografi coincideva sempre meno con quello descritto dalle sacre scritture e per questo alcuni di loro sono stati perseguitati in quanto eretici. Oggi, per fortuna, i terrapiattisti sono relegati al folklore del complottismo più ridicolo.

Armi, acciaio e malattie – Jared Diamond

Un interessante saggio divulgativo che tenta di spiegare perché alcune civiltà si sono affermate prima, meglio, e a discapito di altre. Come recita il sottotitolo, la storia del mondo negli ultimi tredicimila anni, letta in chiave socio-antropologica.

Liquidata come sciocca qualsiasi motivazione di carattere razziale basata sulla superiorità genetica di alcune popolazioni, l’autore, un biologo e antropologo americano, espone in modo chiaro e documentato le ragioni che hanno permesso all’uomo di evolversi, passando dalla condizione nomade di cacciatore-raccoglitore a quella stanziale di agricoltore-allevatore e poi successivamente di sviluppare conoscenze in campo metallurgico, scientifico, militare e culturale.

Ma soprattutto, perché in alcune aree del pianeta questo è avvenuto migliaia di anni fa mentre in altre solo da pochi decenni fa e unicamente in seguito al contatto con gli europei. In estrema sintesi, viene fatto risalire tutto alle condizioni geofisiche dei luoghi, alla disponibilità di risorse, la cui mancanza ha spesso stimolato gli individui, e soprattutto alla possibilità di interscambio con i vicini, cosa preclusa a molti popoli per questioni fisiche (orografiche o marine).

Quello che è certo, è che noi abitanti della terra siamo tutti mescolati fra noi, fin dalla preistoria, molto più di quanto certe teorie razziste sulla purezza del sangue vorrebbero far credere.
Forse eccessivamente lungo per un testo divulgativo, ma decisamente da leggere.

L’era del singolo – Francesca Rigotti

Il concetto di individuo presenta una discreta ambivalenza: da un lato, quando si è affermato ha implicitamente dato il suo impulso alla determinazione dei diritti dell’essere umano in quanto tale. Sembra scontato, oggi, ma quello della responsabilità penale individuale è un principio giuridico relativamente recente: si pensi alle legislazioni su base etnica o religiosa che si sono avute nel corso della Storia e che imputavano le colpe collettivamente.

Dall’altro lato, negli ultimi decenni tale concetto si è esasperato al punto da smarcare, secondo l’autrice, l’essere umano dal consesso sociale in cui è inserito, creando di fatto una società, più che di individui, di monadi che operano ciascuno per il proprio fine e non organicamente tutti insieme.

Difficile darle torto: sia leggendo questo libro che semplicemente guardando le trasformazioni avvenute nella società e nel nostro modo di vivere. L’individuo è esaltato per la sua unicità e ritenuto meritevole (dal marketing, in primis) di qualcosa di speciale, creato esclusivamente per lui: si pensi al personal trainer, al private banking, alle diete personalizzate, ecc. Nulla viene più pensato e organizzato in modo collettivo.

Sicuramente Internet ha dato una grossa mano al processo nel momento in cui ha inserito l’individuo in una rete relazionale in cui ciascuno di noi rappresenta il centro, il fulcro unico centrale da cui tutto il resto arriva o si dipana. E quest’esaltazione dell’individuo si è affermata un po’ ovunque, politica compresa dove ai partiti si sono sostituiti i personalismi di grandi e piccoli leader le cui organizzazioni si chiamano spesso con il loro stesso nome, riportato anche sul simbolo.

Ormai siamo convinti che tutto ciò che ci riguarda sia nelle nostre mani, che siamo gli artefici unici del nostro destino, che se ci impegniamo come si deve la vita ci darà quello che certamente meritiamo. L’altra faccia della medaglia è la frustrazione doppia in caso di insuccesso: al dolore del fallimento si aggiunge il senso di colpa di non sentirsi all’altezza.

Non è lavoro, è sfruttamento – Marta Fana

I mutamenti profondi nel mondo del lavoro avvenuti negli ultimi venti anni, qui descritti in tutta la loro crudezza.
I meccanismi perversi della gig economy, che delegano a un inesorabile algoritmo decisioni cruciali che riguardano la vita delle persone.

La legalizzazione del lavoro gratuito (stage, tirocini, alternanza scuola/lavoro) in cambio di promesse incerte e mai mantenute.
La truffa della meritocrazia che mette in concorrenza masse di disperati in una tragica asta al ribasso.
L’eterno precariato che rende impossibile progettarsi la vita.
Lavori interinali presso la pubblica amministrazione a 3 euro l’ora grazie alle scatole cinesi di cooperative e subappalti.

Gli stessi temi sono stati trattati nel bel film di Pif recentemente uscito, E noi come stronzi restammo a guardare. Questioni di cui si parla poco e marginalmente, eppure sono cose che riguardano tutti noi: direttamente; in seconda battuta per chi ha figli; in terza per tutti, perché portano con sé un impoverimento terribile della società.

Malgrado alcuni aspetti un po’ troppo ideologizzati e che non mi hanno trovato d’accordo nelle conclusioni “politiche”, il libro ha l’indiscusso pregio di spiegare in modo chiarissimo il mercato del lavoro di oggi, e c’è da restare allibiti.
Oltre un certo limite, la flessibilità è negazione totale dei diritti del lavoratore; sfruttamento, appunto.

L’ancoraggio in rada – Alessandro Borgia

Ecco un libro che tutti dovrebbero avere a bordo, indipendentemente dal livello di abilità marinara.

È didattico, storico, reminescente, interessante, curioso, utile, esaustivo.
Trecento pagine in cui viene eviscerato tutto lo scibile umano in fatto di ormeggi e ancoraggi.

Ci sono anche un sacco di foto e disegni descritti, fatto con precisione e chiarezza eccellenti, visto che l’autore è un architetto, quindi ha un’ottima mano.

Siccome è stato un grandissimo successo, ne è stata fatta una seconda edizione, riveduta e ampliata.

Last but not least, andrebbe letto perché c’è una bellissima prefazione scritta da me!