
Nell’accezione storica una società signorile è quella impostata su una grande maggioranza di individui che lavora con paghe basse o da fame per permettere a una piccola e facoltosa minoranza di concedersi agi e lussi, o semplicemente i consumi, senza guadagnarseli con il proprio lavoro diretto.
La tesi di questo libro è che in Italia il sistema signorile si è esteso alla maggioranza degli individui. L’idea sembra riprendere il concetto sviluppato anni fa dalla sociologia americana del terzo/due terzi (due terzi di società ricca, un terzo di società povera); che però, lavoravano entrambi.
La novità, secondo l’autore, sta nel fatto che nel nostro paese, unico tra tutte le nazioni, le posizioni di privilegio si basano sulla rendita e non sul lavoro. Un dato significativo: il numero occupati è intorno al 45% della forza lavoro, la maggior parte degli italiani, quindi, vive senza lavorare. E non in miseria, dato che sotto l’indice di povertà ci sta solo il 5%, immigrati inclusi (che costituiscono ovviamente la maggioranza di quest’ultimo gruppo).
Il libro spiega dettagliatamente la teoria, e lo fa in modo assolutamente documentato e convincente. Impossibile riassumerla in poche righe e comunque non avrebbe senso farlo qui. Fornisce inoltre un’analisi impietosa della situazione dei giovani e delle prospettive loro e dell’Italia tutta.
Dice anche tantissime altre cose molto interessanti, con l’imparzialità dello studioso. Dovrebbero leggerlo i nostri politici per capire che continuare a parlare di Nutella e rosari ci porterà, neanche troppo tardi, alla rovina. Ma possiamo scommettere che non lo faranno.
Possiamo però leggerlo noi, per capire, per non abboccare. E per tornare a parlare di politica con serietà e cognizione e non con l’enfasi cieca dei tifosi da stadio.
Chi volesse farsi un’idea, qui trova una bella intervista all’autore: https://luz.it/spns_article/intervista-luca-ricolfi-societa-signorile-massa/