
Solita lucida, spietata, terribile disamina della società occidentale e degli effetti nefasti che ha sugli individui, per mano di uno scrittore che ha fatto di questo il tratto principale della sua opera.
La depressione quale fenomeno sociale, unica risposta possibile all’inevitabile sconfitta che attende la maggior parte delle persone in un mondo improntato sulla competizione estrema anziché sulla collaborazione.
Sociopatia e sessuomania, ovvero fuga e lenitivo, in un alternanza che vede la classe media schiacciata da una globalizzazione malgestita dai governi nazionali e sovranazionali.
L’individualismo come rassegnazione e non come obiettivo. In altre parole quello che molti di noi già sono o saremo, perché i romanzi di Houellebecq lasciano sempre pochissimo spazio alla speranza.
È il suo terzo libro che leggo, forse quello che mi ha appassionato meno: non per le vicende e le tematiche, interessantissime, ma per alcune parti meno profonde di come ero stato abituato – bene – da lui.
Comunque da leggere.
Piccola curiosità: un refuso piuttosto clamoroso. Il disco Ummagumma dei Pink Floyd viene definito “il disco della mucca” mentre quello “della mucca” è invece di Atom heart mother. Clamoroso perché è una delle copertine più famose della storia del rock e la mucca la occupa per intero. Ma glielo si perdona tranquillamente.