Demokràzja

Oggi, di buon mattino, sono andato a votare. Deciso, convinto, perché le elezioni sono sempre un bellissimo esercizio di democrazia: danno al popolo la possibilità di scegliere il proprio futuro o, almeno, a chi affidarlo.
Il seggio era un po’ improvvisato ma sopra le urne capeggiava una grande bandiera colorata: quella del partito di governo (che ha anche organizzato le votazioni), il che conferiva un’aria gioiosa a un contesto triste e sgarrupato.

Mi sono avvicinato agli scrutatori per porgere il mio documento ma mi hanno detto che non era importante, bastava che mettessi una firma su un foglio dove c’era una lista di nomi fra cui il mio. Dietro di loro c’erano due soldati armati di mitra che al braccio avevano una fascia con la stessa bandiera colorata appesa al muro, la qual cosa mi ha dato la sicurezza che tutto fosse regolare e sotto controllo. C’era anche un tizio incappucciato, un supervisore della regolarità che evidentemente si proteggeva da tentativi di corruzione.

Gli scrutatori mi hanno porto la scheda elettorale, un foglio A4 stampato con una stampante da computer e, dato che non erano stare predisposte cabine, mi hanno detto di votare appoggiandomi sul loro tavolo, proprio di fronte a loro. Sono stati così gentili che mi hanno anche tenuto loro la scheda affinché non scivolasse via.

Ho fatto per piegare il foglio ma mi hanno detto che era inutile e che potevo infilarlo nell’urna direttamente così com’era. Un’urna bellissima, fra l’altro: di plexiglas trasparente, così ho potuto vedere chiaramente la mia scheda posarsi sopra le altre senza paura che qualcuno potesse manometterla e modificare la volontà da me liberamente espressa.

Al seggio c’erano diverse persone, alcune molto basse; lì per lì mi sono sembrati bambini, e anche la loro voce sembrava quella di un ragazzino, ma se li hanno fatti votare dovevano essere per forza maggiorenni, forse dei nani con una disfunzione alle corde vocali. Curioso che ce ne fossero tanti tutti insieme proprio lì; magari nei paraggi c’è un casa di cura specializzata nel nanismo disfonico.

Comunque, tutti hanno votato liberamente. Purtroppo un signore anziano, dopo aver votato un partito di opposizione, è scivolato dalle scale: un militare l’ha inavvertitamente urtato sulla schiena con la suola di un pesante scarpone facendolo sbilanciare e precipitare giù. Poveretto, si è fatto parecchio male.

Tornato a casa, ho visto alcune camionette dell’esercito davanti al portone. Ho salito le scale incrociando diversi militari che bussavano alle porte (beh, in realtà anche qui con gli scarponi) invitando le persone ad andare a votare: mi sembra giusto, votare è un dovere civico. Qualcuno ha detto di essere malato e allora gli hanno dato una scheda dicendo che avrebbero provveduto loro a consegnarla al seggio. Davvero un bel servizio di supporto ai disabili!

Non ho capito perché il mio dirimpettaio non abbia aperto: era sicuramente in casa, l’ho incrociato stamattina mentre uscivo. Infatti l’ho rivisto più tardi e mi ha detto che dopo lo scrutinio vuole lasciare il paese. Sinceramente non lo capisco. Fra l’altro mi hanno detto che a quelli che hanno votato verrà dato un premio in denaro. Poca roba, probabilmente, ma di questi tempi anche pochi soldi fanno comodo.

Comunque, io spero davvero che vinca un partito che metta finalmente fine al sistema paradittatoriale instaurato nel nostro paese, dove ci viene imposto di tutto, persino di vaccinarci o mettere la mascherina sui treni.

P. S. Viva l’Italia: pur con tutti i suoi difetti, libera da ottanta anni. Altrove è andata come l’ho raccontata (https://www.corriere.it/esteri/22_settembre_23/imbroglio-voto-diventare-russi-soldati-spalle-schede-aperte-lavatrici-premio-c0609ae6-3b7e-11ed-8e93-4aa9ade4f3e7.shtml).

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