Una notte soltanto, Markovitch – Ayelet Gundar-Goshen

"Nel profondo del cuore, ogni uomo, anche se non è un marinaio, sogna una donna che aspetta il suo ritorno sulla spiaggia.”

Incredibile la maestria con cui l’autrice, all’epoca appena trentenne, ha saputo confezionare questo bellissimo romanzo dal passo e dalla struttura pressoché perfetti. È l’opera che ha segnato il suo esordio una dozzina di anni fa, seguito poi da Svegliare i leoni con cui ha dato conferma del proprio valore letterario.

Ambientato tra gli anni Quaranta e Cinquanta del Novecento, racconta le vicende di un gruppo di persone le cui vite si intrecciano in un susseguirsi di eventi, personali e storici, fitto e appassionante. Amore e odio, vita e morte, dolore e piacere, gioia e sofferenza: non manca nulla, neppure accennati sconfinamenti nel metafisico che evocano la penna di Alejandro Jodorowsky.

La scrittura è scorrevole e avvincente, e tiene incollato il lettore alle pagine in modo naturale, senza artifici di bassa lega, ma semplicemente grazie al talento narrativo della Gundar-Goshen. Colpisce, nel capitolo in cui il romanzo fa un salto temporale in avanti di dieci anni, la naturalezza con cui in modo semplice ma non sbrigativo viene spiegato che in quel periodo in effetti non succede nulla di particolarmente interessante, ma semplicemente si solidificano alcune realtà che si erano costituite nei capitoli precedenti.

Un finale doloroso ma poetico sugella il racconto lasciando una piacevole sensazione di amore e leggerezza che sembra indicare la strada per affrontare l’ineluttabilità dell’esistenza umana.

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