La macchina del vento – Wu Ming 1

Gli anni della guerra e della disfatta militare e politica italiana visti da un osservatorio particolare: l’isola di Ventotene, nel Tirreno centrale, residenza coatta per i confinati politici più invisi al regime. Pertini, Spinelli, Longo, Terracini, Secchia, Ravera, nomi di spicco dell’antifascismo e poi della vita repubblicana postfascista.

I divieti, le botte, le speranze, le trame clandestine, la fame, le bombe, le malattie, la detenzione, la morte. Ma anche un dibattito politico accesso malgrado l’impossibilità di assembrarsi e discutere, che portò a quello che ha poi preso il nome di Manifesto di Ventotene in cui viene teorizzata un’Europa federale quale strada per il superamento dei nazionalismi che stavano devastando il continente e il mondo intero.

Che scrivano in gruppo o singolarmente, come in questo caso, gli autori del collettivo denominato Wu Ming danno la certezza di qualità letteraria e di ricerca storica accurata e documentata. Come anche in Proletkult, le vicende hanno leggero sconfinamento nella fantascienza, per essere però, in entrambi i casi, ricondotte nell’alveo della spiegazione razionale.

Una macchina del tempo sembra alla base della scomparsa del fisico Ettore Majorana, avvenuta misteriosamente nel 1938, ma la macchina diventa poi metaforicamente l’isola di Ventotene, che si è portata avanti nel tempo prefigurando quella che poi è diventata l’Europa dei nostri giorni. La stessa isola dove oggi andiamo sereni in vacanza, grazie anche al sacrificio degli eroi che vi abitarono forzatamente ottanta anni fa.

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