L’isola – Aldous Huxley

A seguito di un naufragio, un uomo si ritrova su un’isola immaginaria dove la comunità locale ha realizzato una società ideale in cui si mescolano socialdemocrazia e buddismo. Intraprendendo una serie di conversazioni con alcuni abitanti, il protagonista ne scopre le peculiarità restandone progressivamente affascinato.

Il mito del buon selvaggio portato ai suoi estremi filosofici, la shangri-là dei mari orientali, l’utopia sociale di un sistema libero dai condizionamenti educativi delle moderne società occidentali.
Il progresso cattivo (non che abbia tutti i torti) contrapposto allo sviluppo buono (tanto per parafrasare Pasolini), ecologismo a go-go e spruzzate di droghe naturali che espandono la coscienza aumentando la sua capacità di percezione.

Non stupisce che Huxley fosse un punto di riferimento per gli hippy degli anni Sessanta, ma il romanzo, letto con gli occhi di oggi, appare banale e sempliciotto. O forse è anche per questo che l’autore divenne popolare fra i giovani di allora.